Citroen 2CV
“Faccia studiare dai suoi servizi una vettura che possa trasportare due contadini in zoccoli e 50 kg di patate, o un barilotto di vino, a una velocità massima di 60 km/h e con un consumo di 3 litri per 100 km. Le sospensioni dovranno permettere l'attraversamento di un campo arato con un paniere di uova senza romperle, e la vettura dovrà essere adatta alla guida di una conduttrice principiante e offrire un comfort indiscutibile.”


Ci troviamo nei primi decenni del Novecento: l’automobile è un bene di lusso, ed è per pochi. È nel contesto dei nazionalismi, e delle nazioni dilaniate dalle tensioni geopolitiche europee, che si fa strada e prende forma l’idea dell’auto di massa: un’intuizione che nasce dall’esigenza delle masse di potersi spostare. La velocità nel movimento indicava l’efficienza di una economia e la Francia non poteva essere da meno.
È nella realtà rurale francese, adeguatamente distante dai fumi borghesi parigini, che si concretizzeranno tutti i concetti alla base della Toute Petite Voiture, la “vettura molto piccola” che non si potrà specchiare negli occhi di André Citroen: la compagnia dichiarerà bancarotta nel 1934, con la famiglia Michelin (maggiore azionista dell’azienda) che ne prende il controllo.
È in questi tumultuosi anni che il fondatore della casa francese morirà, lasciando l’azienda nelle mani di Pierre-Joules Boulanger, che seguirà da vicino il progetto della TPV, e nelle mani di Pierre Michelin, amministratore delegato per pochi anni.
Lo sviluppo segreto
In Citroen alcune innovazioni erano già acquisite: la Traction Avant, ammiraglia francese, era sì stata la causa della bancarotta per via degli ingenti investimenti alla base della sua produzione, ma al tempo stesso fece da apripista per alcuni straordinari primati che sono stati sdoganati negli anni a venire. Per citarne due dei più importanti, la scocca portante e la trazione anteriore.
Attenzione: non è stata la prima auto a implementare né l’una, né l’altra, ma ebbe una diffusione tale che permise di guardare con maggiore simpatia queste soluzioni tecniche sino a quel momento osservate con diffidenza da parte degli ingegneri. In un contesto di aperta sfida per le “utilitarie che verranno”, con la Germania all’opera per la realizzazione del Volkswagen Typ 1, la TPV venne realizzata in gran segreto e con una serie di investimenti alla base: i requisiti posti furono sin da subito stringenti e rigorosi.
La nuova vettura infatti, che aveva come obiettivo quello di raggiungere una diffusione capillare in Francia e non solo, sarebbe dovuta essere caratterizzata da bassi costi di gestione, da una manutenzione facile, dalla meccanica di facile accesso, da bassi consumi, da uno schema sospensivo che possa garantire comfort soprattutto sui fondi irregolari, particolare fondamentale nella Francia del primo dopoguerra con ancora molte strade in terra battuta. Nota non di poco conto, il peso della TPV sarebbe dovuto essere estremamente contenuto, in modo da favorire prestazioni e consumi al tempo stesso.

Traction Avant
È fuori questione che la Traction Avant, nonostante abbia portato Citroen alla bancarotta, sia stata una delle auto più innovative mai realizzate. Non è stata la prima in tante cose, ma è stata l'auto che ha fatto conoscere a una nutrita schiera di neo-automobilisti scelte ingegneristiche sino a quel momento guardate con timore.
Non è stata la prima vettura in monoscocca (la prima è italiana, Lancia Lambda), ma la monoscocca le conferì una linea bassa e che fece rimuovere il predellino dai fianchi. Non è stata la prima vettura a trazione anteriore, ma era una delle prime ad essere maneggevole e apprezzabile al volante.
È stata una delle prime a usare le barre di torsione come sospensioni, così come introdusse i supporti motore in gomma per ridurre vibrazioni e rumori.
Queste innovazioni che oggi sembrano ovvie, ieri erano "di difficile realizzazione": Citroen le unì tutte quante in un'unica vettura.